Per scrivere servono “solo” due cose


Opinioni & Pensieri / venerdì, Marzo 2nd, 2018

Posto che chi vuole cimentarsi nella scrittura di un libro o racconto abbia un’ottima conoscenza base della sintassi, della grammatica e dell’uso della punteggiatura (e già con questo una buona fetta di aspiranti scrittori verrebbe decimata) secondo me sono due le cose fondamentali che aiutano a scrivere e a rendersi interessanti.

  1. Leggere tantissimo. 

Con “leggere tantissimo” non intendo solo leggere articoletti qua e là sui social e le didascalie dei post di Instagram, ma leggere tanti, tantissimi libri. Tutto ciò che leggiamo  influenza i nostri pensieri, il nostro modo di formularli, di impostare le frasi, di sviluppare una storia. Oltre al fatto che ogni libro, bello o brutto che sia, ci lascia sempre qualcosa ed è un arricchimento per noi stessi e per la nostra cultura.

Una volta un tizio che conoscevo, uno di quei classici tipi che usa i libri per allineare le gambe dei tavoli, aveva cominciato un libro fantasy. Era l’epoca in cui andavano di moda le saghe con i draghi e si era lasciato tentare dall’amena lettura. Alla conclusione del secondo capitolo aveva proclamato con entusiasmo che avrebbe scritto anche lui un libro.

Ecco, diciamo che fortunatamente questo libro non ha mai visto la luce.

  1. Non parlare solo di se stessi.

Il limite di tanti scrittori è proprio il  narcisismo.

Forse l’epoca dei social media non aiuta, visto che fa credere a ognuno di noi di essere importante. La crudele verità è che questo non è vero, a maggior ragione se quello che si propone è un libro simil autobiografico che parla solo di noi stessi. A meno che abbiate avuto una vita davvero eccezionale o che siate dei geni della scrittura, siete davvero certi che al di fuori della vostra cerchia di parenti e amici a qualcuno interessi davvero della vostra vita? Delle vostre saghe sentimentali che raccontate alla vostra migliore amica (che probabilmente si annoia ma non ve lo dice perché, appunto, vi vuole bene) o dei vostri problemi esistenziali (che affliggono tutti e di cui hanno scritto fior fior di scrittori)?

Per scrivere di se stessi esistono i diari segreti, io ne faccio uso fin da quando ero una marmocchia. Sono utilissimi e, appunto, segreti. Cose, insomma, da non far leggere a nessuno (a meno che siate Laura Palmer, ma questo vorrebbe dire che siete anche morti e che non esistete).

Quando si scrive si è sempre influenzati dal proprio vissuto e qualcosa di autobiografico c’è sempre, ma uscire un po’ dalla sfera dell’io, io e soltanto io aiuta davvero a rendersi più interessanti.

Poi sicuramente ci sono cose come il talento e l’avere qualcosa da dire.

Ma, a mio parere, si parte sempre da quei due punti fondamentali.

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