Accadde a Miriland, il mio primo romanzo breve

Lo scorso gennaio 2018 mi trovavo in un momento particolarmente critico riguardo il mio lavoro e i miei progetti. L’azienda con cui lavoravo mi aveva dato il bel servito non rinnovandomi il contratto di collaborazione e non dandomi alcun preavviso utile per cercami, nel frattempo, qualcos’altro. 

Visto che mi piace sempre sperimentare cose nuove e stufa della situazione precaria data da questo tipo di lavori (precarietà che tanto mi ritrovo a vivere da sempre e per sempre) avevo pensato di aprire un’attività di vendita online di abiti e accessori vintage. Ovviamente anche questo progetto è sfumato visto che purtroppo lo stato Italiano non agevola alcun tipo di attività e mi sarei dovuta sobbarcare delle spese abnormi a fronte di guadagni minimi. (Anzi, se mai vi venisse l’idea di vendere online vintage, ve lo sconsiglio: in questo momento si fa davvero fatica perfino a vendere prodotti di lusso di marchi molto ricercati).  

Insomma, ero particolarmente depressa e frustrata: non sapevo bene cosa fare, cosa cercare, cosa inventarmi di nuovo. 

Così, approfittando del fatto che avevo poco nulla da fare e che mi stavo pure ammalando, ho iniziato a scrivere. È una cosa che mi è sempre piaciuto fare: tengo da anni diari personali con annotazioni di qualsiasi tipo e di fatto mi riesce piuttosto facile scrivere di qualsiasi argomento (ho perfino redatto articoli di calcio!).

Da un po’ di tempo avevo anche preso l’abitudine di appuntarmi su un quadernetto apposito i sogni più strani, inquietanti e suggestivi che facevo. Partendo da questi ho creato una storia, che si è trasformata in un romanzo breve dal titolo Accadde a Miriland. Ho scoperto così quanto mi diverte e mi piace creare storie, inventare personaggi, costruire dialoghi. Scrivevo dalla mattina alla sera, completamente assorbita. 

La prima stesura è stata velocissima: una settimana, dieci giorni al massimo. Ero soddisfatta anche perché a quei pochi che l’avevo fatto leggere aveva fatto un’ottima impressione: il testo era scorrevole, la storia catturava e piacevano molto i dialoghi e i personaggi.

Non avevo ancora deciso cosa farne: non ero certa, infatti, che un romanzo così breve fosse adatto a una pubblicazione. Nel frattempo però non ho smesso di scrivere e ho cominciato una serie di racconti brevi e un altro progetto di romanzo. 

Solo a settembre ho deciso di provare a mandarlo a qualche casa editrice. Per chi non l’ha mai fatto, cercare case editrici serie su Internet, o anche spulciare i cataloghi delle manifestazioni dedicate ai libri, è impresa assai ardua. Questo perché ci sono poche CE serie che non fanno pagare nulla all’autore, com’è giusto che sia, mentre tante chiedono soldi per la stampa o un acquisto minimo di copie. Di queste bisogna sempre diffidare: un autore non deve pagare assolutamente nulla per la propria opera. Poi c’è il discorso del Self-Publishing: sinceramente io la trovo una soluzione un po’ triste, una specie di “ultima spiaggia” per l’autore che non trova nessuno disposto ad investire su di lui. Ma forse, meglio il Self-publishing che la Casa Editrice a pagamento!

Comunque, la mia ricerca si era fermata a tre case editrici indipendenti che mi sembravano interessanti (ma purtroppo una delle tre si è rivelata una CE a pagamento).

Pensavo di aspettare tempi biblici per un’eventuale risposta (varie case editrici stimano tempi fino a 8 mesi), invece a fine ottobre, a neanche un mese dall’invio, mi ha chiamato il direttore del gruppo Alter Ego Edizioni di Viterbo. Erano interessati a pubblicare il mio romanzo con la loro casa editrice Scatole Parlanti e di farlo uscire per fine novembre-inizio dicembre. 

La pubblicazione è stata velocissima e assolutamente professionale: un’editing accurato, una grafica professionale, un ufficio stampa attento e disponibile a seguire in tutte le fasi di presentazione.

Per la copertina avevo sempre pensato che un’illustrazione di Diego Zucchi sarebbe stata assolutamente perfetta e così è stato. Sono davvero contenta che abbiano accettato di farla fare a lui perché è riuscito a interpretare benissimo gli elementi onirici dei sogni. Chi leggerà il libro infatti potrà dare un senso a tutti i simboli illustrati e mettersi alla prova nel riconoscerli tutti. 

Oltre alla copertina, a dare un valore in più a questo romanzo è la prefazione che mi ha scritto mio fratello Dario Agazzi, compositore e scrittore di saggi, di cui due pubblicati recentemente. Il primo , edito da Biblion Edizioni, racconta delle vicende editoriali dell’enciclopedia più famosa di sempre, la Treccani, che all’inizio doveva essere editata dalla mia famiglia Savoldi. Il secondo è invece dedicato alla storia del casino di caccia Canaletta di Nembro, pubblicato da Lubrina Editore. 

Ma di cosa parla il mio libro? Il genere in cui è stato collocato e in cui forse rientra meglio è distopico. Ma è anche un po’ un thriller, una storia d’amore, un racconto contemporaneo che a che fare con le tecnologie di oggi. È un po’ una puntata di Black Mirror, con riferimenti anche a Twilght Zone (Ai confini della realtà) e qualche tocco alla Lynch.  Tutti riferimenti al cinema e a serie, in effetti. E devo dire che questo lo porta a essere un racconto molto visivo, quasi una sceneggiatura, alcuni mi hanno detto.  Ovviamente ognuno può trovare i suoi riferimenti personali e le proprie suggestioni: il bello è proprio questo. 

Se vi interessa leggerlo, lo trovate online su qualunque piattaforma e-commerce come Ibs, Amazon, La Feltrinelli etc e sul sito della casa editrice Scatole parlanti del Gruppo Alter Ego Edizioni. Ovviamente è anche ordinabile in qualsiasi libreria!

La pubblicazione di questo mio primo romanzo è stata per me inaspettata e davvero bellissima. A riprova che spesso i momenti più bui possono portare le cose migliori. 

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2 commenti

  1. Sarebbe da Ex Libris! Lei sarebbe invitata ad aderire a codesta mia iniziativa, con stima
    r.m.

  2. Grazie mille, mi piacerebbe saperne di più!

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