Quando ho visto per la prima volta Nosferatu di Robert Eggers, mi sono ripromessa di doverlo rivedere presto, e se possibile in lingua originale. Capita spesso infatti che certi film si apprezzino davvero, nella loro piena bellezza, dopo molte visioni.

La trama e il cast di Nosferatu di R. Eggers
La trama del film è arcinota, ma giusto per completezza ecco qui qualche dettaglio. Nosferatu di Robert Eggers è una rivisitazione del celebre classico del 1922 diretto da F.W. Murnau, a sua volta ispirato al libro Dracula di Bram Stoker del 1897 (per tutte le diatribe riguardo al film di Murnau e i parenti di Stoker potete leggere qui).
Il film è ambientato nel XIX secolo e racconta la storia di un agente immobiliare, Thomas Hutter (Nicholas Hoult), che viene invitato in Transilvania dal conte Orlok (Bill Skarsgård) per portare a termine l’acquisto di una vecchia magione a Wisborg, in Germania, città dove l’uomo vive con la giovane moglie Ellen (Lily-Rose Depp). Scoprirà presto che Orlok è un vampiro, e la sua presenza minaccerà non solo la vita di Hutter e quella degli altri protagonisti del film, ma soprattutto quella di Ellen.
Film doppiato in italiano e film in lingua originale
La prima volta che ho visto Nosferatu ne ho apprezzato subito molti aspetti, in particolare le scenografie, la fotografia, le location e i costumi.




Mi è piaciuta anche la scelta di un conte Orlok più vicina alla tradizione originale del vampiro, dunque un raccapricciante “non morto”, con rimandi al vestiario dell’epoca di Vlad II detto Dracul e Vlad l’impalatore. Altra cosa molto interessante, il conte si vede pochissimo: è sempre al buio, sfumato, ombroso. Apparirà davvero solo alla fine, in tutta la sua raccapricciante bruttezza, illuminato, e poi distrutto, dalla luce del mattino.
E chi storce il naso per i baffi, non ha presente i ritratti storici dei nobili della Valacchia né la descrizione di Dracula di Bram Stoker.
Dentro, stava un vecchio alto, accuratamente sbarbato a parte i lunghi baffi bianchi, e nerovestito da capo a piedi, senza una sola macchia di colore in tutta la persona.
(tratto da Dracula di B. Stoker – traduzione di Francesco Saba Sardi, Oscar Mondadori, 2011)




Tuttavia, è stata la seconda visione del film che mi ha fatto apprezzare appieno l’interpretazione di Bill Skarsgård. Il doppiaggio italiano infatti non rende giustizia al lavoro che ha fatto l’attore sulla sua voce, con particolare attenzione ai sospiri e alla modulazione delle parole.
In Italiano risulta perlopiù fastidioso (addirittura qualcuno lo ha paragonato, non senza un fondo di ragione, al respiro asmatico del mitico re delle televendite Baffo Roberto!)
Sempre alla prima visione non avevo apprezzato granché le interpretazioni di Lily-Rose Depp e Willem Dafoe e avevo trovato il film molto verboso e in qualche modo troppo lento.
A questa seconda visione invece tutto è cambiato: sarà che appunto in lingua originale ho apprezzato molto di più la recitazione di tutti, ma anche il film mi è sembrato giusto e calibrato nel ritmo e nella durata. Ho apprezzato anche la colonna sonora, che a una prima visione mi era sembrata dimenticabile (è vero anche che le musiche di Wojciech Kilar in Dracula di Bram Stoker di Francis Ford Coppola sono davvero imbattibili).

Nosferatu e il legame con l’occultismo
Grazie a un’attenta seconda visione ho potuto scardinare meglio l’interpretazione occulta del film e la sua simbologia. Sicuramente è una pellicola che si può intendere in moltissimi modi.
Ad esempio, la lettura in chiave femminista attuale è ben comprensibile (ovvero, Ellen vittima di un rapporto morboso e malato con il conte Olrlok da cui non può liberarsi se non con il sacrificio-femminicidio).
Tuttavia mi piace leggere il film secondo una visione più duale, occulta e legata anche alla sfera dei chakra. D’altronde, vi sono vari rimandi a queste tematiche e non credo certo siano casuali.
Ecco dunque la mia interpretazione. Ovviamente risulterà più comprensibile a chi ha visto il film.
Ellen, fin da giovane, è una diversa. Non riesce ad adattarsi alla società che la circonda, perché è più vicina al mondo degli spiriti. Può dunque essere chiamata a tutti gli effetti “strega”. Quando si è così sensibili, è facile essere preda sia dei piani più “alti” che dei piani più “bassi”.
Ellen, anche perché ancora molto giovane ed inesperta, è inevitabilmente attratta dagli istinti più bassi e animali (e qui si potrebbe pensare anche ai chakra inferiori1, più istintivi e sessuali) e dunque, per scacciare la profonda solitudine che sente, risveglia un demone, il conte Orlok.
Il conte si definisce un “appetito”: lui infatti è un non morto, un essere che ha scelto la via oscura (o se vogliamo, la via della mano sinistra2). Dunque per lui non esiste altro che una fame fatta di sangue e sesso.
All’inizio la loro relazione funziona perché anche Ellen è attratta da istinti bassi e famelici. Sono veramente una cosa sola e lei, ingenuamente, promette che la loro relazione sarà sempre così.
Ma poi cresce e si innamora di Thomas Hutter.
Dunque Ellen, a differenza di Orlok che è un vampiro che non può cambiare la propria natura, evolve e comprende l’amore. Sempre facendo un parallelismo al mondo dei chakra, Ellen ora è arrivata al chakra del cuore. Comprende che c’è altro oltre agli appetiti sessuali e corporei. L’amore, innalzandola, le fa capire che non ha bisogno più di Orlok, ma nemmeno delle “cose” e del denaro a cui invece aspira il marito.
Hutter infatti è una persona nella media, che vive secondo i dettami della società (di ieri o di oggi, non c’è differenza). Seppur innamorato della moglie, è vittima dei classici desideri di ambizione e possesso. E dunque crede che per rendere felice sua moglie le servano più soldi, una casa più bella, vestiti, gioielli etc.
Ellen invece ha compreso l’amore nel senso più profondo del termine. A lei basta l’amato, non le importa assolutamente nulla di avere più soldi o “cose”.
Tuttavia il suo equilibrio non è stabile, e sa bene che se il marito se ne andrà, lei sarà di nuovo vittima dei suoi istinti più bassi, perché non sa far fronte al suo senso di solitudine e al suo essere una “diversa”.
E questo lo sa bene il demone-vampiro, che fa in modo di allontanare Hutter da Ellen, richiamandolo a sé.
Ellen comprende subito, al momento dell’annuncio del viaggio, cosa accadrà. Secondo questa mia interpretazione infatti, il ciondolo che lei da al marito è in realtà per il conte Orlok. E questo si capisce perché il conte, quando lo apre, nomina i fiori di lillà. I fiori sono un legame ben preciso fra Ellen e Orlok.
Ellen ha preparato, di notte e quasi in trance, il ciondolo con il suo ritratto, la ciocca di capelli e i fiori di lillà. Sembra quasi che la sua parte più bassa, avendo preso il sopravvento, abbia preparato quel dono per il conte.
Dunque non stupisce che il ciondolo lo tenga Orlok.

Ellen è spaventata perché sa che tutto quello che accadrà è stato fatto a causa della sua ingenua promessa fatta al demone quando era giovane. Orlok è un vampiro, dunque non comprende il cambiamento che si è creato in lei. In un vampiro non ci può essere evoluzione, ma solo un’eternità sempre uguale a sé stessa.
Orlok vuole che Ellen sia la sua sposa, e che continuino nella loro relazione fatta di puro istinto, sangue e brama sessuale.
Orlok in effetti, a differenza del marito Hutter, ha ben compreso che Ellen non è una creatura fatta per i vivi. Hellen è un essere speciale e lui l’ha “catturata” e la vuole tenere tutta per sé.
Ma Ellen a differenza sua, sta compiendo un evoluzione.
Quell’evoluzione verso la parte più alta (i chakra più alti, che portano anche alla liberazione) implica un sacrificio che la spaventa. Anche per questo vorrebbe che Hutter rimanesse con lei, che tutto non cambiasse mai.
Ma la vita è continua evoluzione e per lei, essendo un essere speciale, ancora di più. Il sacrificio che deve compiere libererà lei, la comunità e Orlok stesso.
L’unione fra Orlok e Ellen è la perfetta unione fra maschile e femminile, fra istinto e spirito, tenebra e luce.
In effetti, come dice Orlok, loro due sono fatti l’uno per l’altra, non possono stare separati. Ma quello che lui non ha compreso è che Ellen, la parte femminile, potrà finalmente liberarlo dalla sua eterna condanna ad essere un “appetito” senza sentimenti.
Finalmente infatti, grazie alla luce del mattino, il vampiro muore, è libero e può finalmente evolvere in altra forma (alta o bassa, a seconda della legge del karma3).
Dunque un sacrificio che dalle tenebre arriva alla luce.
Una morte intesa come sacrificio che porta la vera conoscenza e il puro amore (per Ellen), rinascita e possibile evoluzione (per il vampiro) e libertà dalla paura della morte (per la comunità, e tutti gli abitanti).
- I chakra sono punti energetici nel corpo umano, secondo tradizioni spirituali orientali come lo yoga e l’ayurveda. Si dice che ci siano sette chakra principali, ognuno dei quali è associato a specifiche aree del corpo e a determinati aspetti fisici, emotivi e spirituali della persona.
Se l’energia fluisce liberamente tra di essi, la persona sperimenterà un buon equilibrio e benessere, fino a un possibile risveglio della kundalini, ovvero l’energia divina che porta all’illuminazione.
Se c’è un blocco o uno squilibrio, si possono manifestare problemi fisici o emotivi legati a quella zona.
Ecco una breve descrizione di ogni chakra:
1. Muladhara (Chakra della radice)
Posizione: alla base della colonna vertebrale (tra l’ano e i genitali).
Funzione: stabilità, sicurezza, radicamento.
Emozioni: paura, insicurezza.
Colore: rosso.
2. Svadhisthana (Chakra sacrale)
Posizione: sotto l’ombelico, nella zona del basso ventre.
Funzione: emozioni, creatività, sessualità.
Emozioni: sensazioni di piacere e soddisfazione, ma anche colpa.
Colore: arancione.
3. Manipura (Chakra del plesso solare)
Posizione: nella zona dello stomaco.
Funzione: autostima, potere personale, volontà.
Emozioni: fiducia in sé, autocontrollo o al contrario frustrazione.
Colore: giallo.
4. Anahata (Chakra del cuore)
Posizione: al centro del petto, sul cuore.
Funzione: amore, compassione, equilibrio interiore.
Emozioni: amore incondizionato, empatia, ma anche dolore emotivo o gelosia.
Colore: verde (a volte rosa).
5. Vishuddha (Chakra della gola)
Posizione: nella gola.
Funzione: comunicazione, espressione di sé.
Emozioni: capacità di esprimersi liberamente o, al contrario, difficoltà nell’esprimersi.
Colore: blu.
6. Ajna (Chakra del terzo occhio)
Posizione: tra le sopracciglia, sulla fronte.
Funzione: intuizione, consapevolezza, pensiero chiaro.
Emozioni: visione interiore, saggezza, ma anche confusione mentale.
Colore: indaco.
7. Sahasrara (Chakra della corona)
Posizione: sulla sommità della testa.
Funzione: connessione spirituale, coscienza universale.
Emozioni: senso di unità con l’universo, illuminazione.
Colore: viola o bianco. : ↩︎ - Via della mano sinistra e via della mano destra sono due locuzioni che si riferiscono a una dicotomia tra due opposte filosofie, presente nella tradizione esoterica occidentale, che si estende su diversi gruppi coinvolti nell’occulto e nella magia cerimoniale. In alcune definizioni, il sentiero della mano sinistra è identificato con la magia nera, quello della mano destra con la magia bianca.
La “Via della Mano Sinistra” è un termine che si riferisce a una serie di pratiche spirituali o filosofiche che si distaccano dalle tradizioni religiose convenzionali e dalle norme morali dominanti. Spesso associata a pratiche occulte o esoteriche, la via della mano sinistra enfatizza l’individualismo, l’autosufficienza e la trasgressione dei limiti imposti dalla società o dalle religioni tradizionali. A volte è anche legata a culti che esplorano forze considerate oscure o proibite, come la magia nera, ma non sempre ha una connotazione negativa: in alcune tradizioni, può essere vista come un cammino di liberazione personale e di riscoperta del proprio potere interiore. ↩︎ - La legge del karma è un principio che afferma che ogni azione ha una conseguenza, e che le azioni compiute, siano esse buone o cattive, influenzano il nostro destino. In termini semplici, il karma può essere visto come una legge di causa ed effetto che si applica non solo a livello fisico, ma anche mentale e spirituale.
Nel contesto delle tradizioni indiane come l’induismo, il buddismo e il jainismo, il karma non è solo una questione di giustizia: ogni azione crea un “impronta” che può manifestarsi in questa vita o in quelle future. In altre parole, ciò che semini, raccoglierai. Il karma tuttavia non è visto come un sistema punitivo, ma come un meccanismo che favorisce la crescita spirituale e l’equilibrio universale. ↩︎
Lascia un commento